Dopo il rimbalzo riscontrato nel mese di gennaio, i tassi di interesse applicati alle nuove operazioni di finanziamento per acquisto abitazioni sono nuovamente calati sia a febbraio che a marzo, riconducendo pertanto il costo del denaro per i mutui casa su soglie in linea con quelle del 2018. Un biglietto da visita presentato dal nuovo dossier ABI, pubblicato pochi giorni fa, e che dovrebbe continuare a contraddistinguere il mercato italiano del credito almeno per qualche altro trimestre e, forse, per l’intero 2019.
Cresce il volume dei mutui, calano i tassi
Andando con maggiore ordine, evidenziamo come nel corso del periodo oggetto di considerazione la crescita del mercato dei mutui sia stata costante, facendo registrare una variazione positiva del 2,5% su base annua nel totale dei mutui in essere presso le famiglie.
Passando al fronte dei tassi di interesse, è sempre l’ABI a informare come il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni sia risultato esser pari all’1,87%, contro l’1,91% del mese precedente e il 5,72% di fine 2007. Il tasso medio sul totale dei prestiti è invece sceso al 2,58%, contro il 2,59% del mese precedente e contro il 6,18% toccato poco prima della crisi, alla fine del 2007.
Con tali dati, trova pertanto conferma la prospettiva di un mercato italiano del credito molto favorevole a chi intende indebitarsi per il compimento di un’operazione di investimento immobiliare. Una convenienza che sembra aver convinto chi sta domandando un mutuo a congelare l’onerosità dell’operazione puntando sul tasso fisso, e aggiudicandosi così la sicurezza di poter prevedere al meglio le proprie uscite monetarie anche quando il corso dei tassi riprenderà a crescere, nel prossimo futuro a medio – lungo temine.
Qualità del credito in miglioramento
Un altro dato di particolare rilievo, che non desta sorprese rispetto a quanto già noto, è quello delle sofferenze nette. Il dato – calcolato al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dagli istituti di credito con proprie risorse – è infatti in calo a quota 33,6 miliardi di euro, contro i 54,5 miliardi di euro di un anno fa (- 21 miliardi, - 38,3%) e contro i 77 miliardi di euro di due anni fa (- 43,4 miliardi, - 56,3%).
Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, toccato a novembre 2015, la riduzione è di più di 55 miliardi di euro (- 62,1%). Il rapporto fra le sofferenze nette e gli impieghi totali sale infine all’1,95%, in marginale rialzo rispetto al mese precedente, ma pur sempre sotto la soglia dei 2 punti percentuali , soprattutto, ben inferiore al 3,16% di un anno fa, al 4,41% di due anni fa e al picco del 4,89% di novembre 2015.
La raccolta da clientela
Concludiamo infine con un cenno sulla dinamica della raccolta da clientela, che nel suo complesso si conferma in crescita dell’1,2% su base annua. Il merito è in questo caso riconducibile al fatto che i depositi (conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono cresciuti di circa 43 miliardi di euro rispetto a un anno prima (+ 3%) su anno), mentre la raccolta delle obbligazioni (cioè, la raccolta di medio lungo termine) è calata di 23 miliardi di euro (- 8,6% su base annua).
A fronte di tassi su raccolta sostanzialmente invariati rispetto al periodo di confronto precedente, ne deriva che lo spread fra il tasso medio di interesse sui prestiti e il tasso medio di interesse sulla raccolta a famiglie e società risulta essere su livelli molto bassi, pari a 198 punti base, in calo di 1 punto base rispetto ai 199 del mese precedente e, soprattutto, dagli oltre 300 punti base che avevano caratterizzato al fine del 2007, poco prima dell’avvio della crisi finanziaria.